IO, DALI' E MIO NONNO: STORIA DI UN NOMIGNOLO



Ho scoperto solo di recente (colpevolmente) che io e il grande artista surrealista condividiamo la passione/ossessione per il pane.
Addirittura Dalì si fece realizzare un'intera camera da letto in pane di cui rimane, per ovvi motivi, solo il lampadario e realizzò quello che oggigiorno si potrebbe definire un flash mob: nel 1958 si fece realizzare una baguette lunga 12 metri che fu portata in giro per Parigi.



Il quadro che vedete in foto fu dipinto nel 1940 e si intitola "Due pezzi di pane che esprimono il sentimento dell'amore".
Un titolo ed una raffigurazione che hanno rievocato il nomignolo con cui mi chiamava mio nonno da bambina: SPIZZICAMOLLICHE.


Certo non me lo diceva in italiano, ma in dialetto coratino con uno dei suoi sorrisi sornioni che spesso mi riservava.

Quando affettava la spaccatella sulla carta marrone in cui il fornaio la avvolgeva, la croccante e spessa crosta saltava via in grosse schegge ed io, appostata alle sue spalle, le afferravo furtivamente con il pollice e l'indice, come una gallina che becca le molliche.


Nasce in quel periodo il mio amore per il pane e per le piccole cose, per il cibo e la materia che lo compone, per la sacralità di un alimento, vero re del trasformismo nella riduzione dello spreco alimentare.

Ecco spiegato l'origine del nome di battaglia che ho scelto come Ambassador del Festival del Giornalismo alimentare 2022.

Leggi il post precedente a questo per saperne un po' di più sulla mia avventura da Ambassador.

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